Dalla fotogramma all’immagine: nuovi termini per l’Era Digitale della Fotografia

Negli ultimi decenni, la transizione dall’analogico al digitale ha rivoluzionato il mondo della Fotografia, creando non solo nuove tecniche e strumenti, ma anche l’esigenza di riconsiderare e ridefinire i termini che usiamo per descrivere il processo fotografico. La Fotografia, come la conosciamo, ha subito una metamorfosi che ha portato a una distinzione sempre più marcata tra ciò che possiamo chiamare “Fotografia” e ciò che potremmo invece definire “immagine”. Questo articolo propone nuovi termini per riflettere queste differenze sostanziali, basandosi sulla natura intrinseca del processo fotografico e sulla post-produzione.

Fotografia vs immagine: una nuova distinzione

Fotografia: Tradizionalmente, la Fotografia è stata vista come un mezzo per catturare un momento nel tempo, congelando la realtà così com’è stata percepita al momento dello scatto. Anche con l’introduzione delle tecnologie digitali, questa definizione non cambia nella sua essenza. La Fotografia è il risultato di un processo che, pur utilizzando strumenti moderni, mantiene l’integrità della scena originale. In questo contesto, il termine “Fotografia” dovrebbe essere riservato a quelle opere che, anche se sottoposte a processi di post-produzione, non alterano l’intima natura della scena catturata. Questi processi potrebbero includere la correzione dell’esposizione, l’aggiustamento del bilanciamento del bianco, e la regolazione dei contrasti – tutti interventi che mirano a restituire l’aspetto che la scena aveva al momento dello scatto.

Immagine: D’altro canto, con la diffusione delle tecnologie di fotoritocco, si è resa necessaria una distinzione per descrivere opere in cui l’intervento post-produzione modifica sostanzialmente la realtà catturata. Qui proponiamo l’uso del termine “immagine” per descrivere quelle creazioni che, pur avendo origine da una fotografia, sono state alterate in modo significativo attraverso l’aggiunta, la rimozione o la modifica di elementi presenti nella scena originale. Questo potrebbe includere l’eliminazione di oggetti indesiderati, la fusione di più scatti, o l’alterazione di colori e forme in modo tale da cambiare radicalmente la percezione della realtà rappresentata.

Nuovi termini per la Fotografia digitale

Fotooriginale: Questo termine si riferisce alla fotografia nel suo stato originale, prima di qualsiasi intervento di post-produzione. La fotooriginale rappresenta la realtà catturata al momento dello scatto, e serve come punto di partenza sia per il fotosviluppo che per il fotoritocco.

Fotosviluppo: Nel contesto digitale, il fotosviluppo potrebbe essere visto come l’equivalente moderno dello sviluppo fotografico in camera oscura. Qui si fanno interventi che migliorano la qualità dell’immagine senza alterarne la sostanza. Questo include operazioni come il cropping, la correzione dei colori e la rimozione del rumore digitale. Il risultato finale è una fotografia che, sebbene ottimizzata, rispetta l’integrità della scena originale.

Fotoartefatto: Per descrivere quelle immagini che sono state trasformate radicalmente rispetto all’originale, introduciamo il termine “fotoartefatto”. Questo termine evidenzia la natura artificiale dell’immagine, in cui la manipolazione ha creato qualcosa di nuovo che va oltre la semplice rappresentazione della realtà. Il fotoartefatto si posiziona a metà strada tra la fotografia e l’arte digitale, dove la creatività e la manipolazione giocano un ruolo dominante.

Immaginazione Digitale: Infine, per quelle opere che si distaccano completamente dalla realtà fotografica, creando mondi nuovi e concetti astratti, proponiamo il termine “immaginazione digitale”. Questa è una categoria che abbraccia l’uso di software avanzati e dell’intelligenza artificiale, in particolare le reti neurali generative, per la creazione di immagini che non hanno più alcun legame con la Fotografia tradizionale, ma che nascono esclusivamente dall’immaginazione dell’artista, potenziata dalle capacità creative delle nuove tecnologie.

Conclusioni

Con l’evoluzione delle tecnologie digitali, è diventato essenziale coniare nuovi termini che riflettano le diverse sfaccettature del processo fotografico moderno. La distinzione tra Fotografia e immagine, tra fotooriginale e fotoartefatto, non è solo semantica, ma riflette una comprensione più profonda dei mezzi con cui catturiamo e interpretiamo il mondo che ci circonda. In questo nuovo lessico, il rispetto per l’integrità della scena catturata convive con la libertà creativa di trasformarla, offrendo ai fotografi e agli artisti digitali un linguaggio più preciso per descrivere le loro opere.

L’immagine di copertina è stata scattata in Valle D’Aosta [Castello di Ussel ndr] estratta dal file grezzo NEF della fotocamera e successivamente elaborata in Photoshop attraverso una serie di passaggi. Ecco il processo seguito:

  1. Duplicazione del livello originale e regolazione delle curve.
  2. Enfatizzazione della luminosità e del contrasto tramite un filtro di livello.
  3. Applicazione di un altro filtro di livello per regolare tonalità e saturazione.
  4. Aggiunta di due livelli con maschera di sfumatura diagonale per trattare separatamente il primo piano e il cielo, ciascuno su un proprio livello.
  5. Creazione di un ulteriore livello per accentuare il contrasto nel primo piano.
  6. Inserimento di un fascio di luce bianca sul lato sinistro dell’immagine attraverso un nuovo livello.
  7. Applicazione di un filtro fotografico caldo.
  8. Evidenziazione del castello con regolazione di luminosità e contrasto, utilizzando anche una maschera di contrasto su due livelli distinti.
  9. Aggiunta di un livello per perfezionare tonalità e contrasto dell’intera immagine.
  10. Creazione di un altro livello per regolare con precisione la curva.
  11. Inserimento di un livello complessivo per l’armonizzazione finale dell’immagine.
  12. Infine, regolazione globale dei valori tonali.

Il risultato finale è stato inserito nel video, qui sopra, di 2 secondi in loop per evidenziare le differenze e avviare una discussione: Fotosviluppo o Fotoritocco? O, forse meglio, Fotosviluppo o Fotoartefatto?




NR con AI

Ovvero come ridurre il rumore delle tue foto utilizzando l’intelligenza artificiale di Photoshop™

Il rumore digitale rappresenta uno degli ostacoli più diffusi e fastidiosi nella fotografia moderna, in particolare in situazioni di scarsa illuminazione o quando si utilizza un ISO elevato. Questo problema si traduce visivamente in piccoli puntini o macchie di colore che alterano la qualità complessiva dell’immagine. Per fortuna, l’evoluzione dell’intelligenza artificiale (IA) ha rivoluzionato il modo in cui affrontiamo questo problema. Photoshop, con il suo motore Adobe Sensei, offre una soluzione di riduzione del rumore (Noise Reduction, NR) estremamente sofisticata, capace di bilanciare la pulizia dell’immagine con la preservazione dei dettagli.

Cosa rende unico il rumore digitale?

Il rumore digitale può essere classificato in due categorie principali:

  1. Rumore di luminanza: Puntini monocromatici che appaiono distribuiti su tutta l’immagine. Questo tipo di rumore altera la percezione della nitidezza.
  2. Rumore cromatico: Macchie di colore indesiderate che distorcono le tonalità naturali della foto, rendendo l’immagine visivamente caotica.

Entrambe le forme di rumore si presentano principalmente in condizioni di scarsa illuminazione o in immagini scattate con sensori di fotocamere meno avanzati. La difficoltà principale nella riduzione del rumore è distinguere ciò che è rumore da ciò che è un dettaglio cruciale dell’immagine.

Photoshop™, grazie all’IA, supera questo ostacolo analizzando le immagini con un’accuratezza quasi umana. Il risultato è un processo non solo efficace ma anche semplice da applicare, rendendolo accessibile a fotografi di ogni livello.

Come funziona l’IA di Photoshop™ per ridurre il rumore?

Photoshop utilizza il sistema Adobe Sensei™, un motore di intelligenza artificiale che si distingue per la sua capacità di analizzare e migliorare ogni singolo pixel dell’immagine. Ecco i passaggi chiave del processo:

  1. Analisi dei pixel: L’IA esamina l’immagine per identificare e classificare le aree affette da rumore.
  2. Separazione dei dettagli: Grazie alla sua sofisticata rete neurale, Photoshop distingue il rumore dai dettagli significativi, preservando texture e particolari.
  3. Elaborazione intelligente: I filtri di riduzione del rumore vengono applicati solo dove necessario, evitando di degradare l’immagine complessiva.
  4. Ottimizzazione finale: Viene calibrata la nitidezza per garantire che i dettagli essenziali rimangano intatti e naturali.

Tutorial pratico: come usare la riduzione del rumore con Photoshop™

Passo 1: Apri l’immagine

Apri l’immagine che desideri migliorare in Photoshop. Se utilizzi il formato RAW, accedi automaticamente al modulo Camera Raw.

Passo 2: Vai alla scheda “Dettagli”

Nella barra laterale, seleziona la scheda “Dettagli”. Qui troverai una serie di cursori dedicati alla riduzione del rumore.

Passo 3: Attiva la funzione di riduzione del rumore con IA

Seleziona l’opzione “Riduzione rumore AI” (Noise Reduction AI). Questa funzione utilizza Adobe Sensei per analizzare e migliorare l’immagine in modo automatico.

Passo 4: Regola i cursori

  • Luminanza: Controlla il rumore monocromatico. Aumenta il valore per ridurre i puntini visibili.
  • Crominanza: Rimuove il rumore cromatico, eliminando le macchie di colore indesiderate.
  • Dettaglio: Mantieni questo cursore basso per preservare la nitidezza naturale.
  • Contrasto: Aggiusta il livello di contrasto per ottenere un’immagine più equilibrata.

Passo 5: Conferma le modifiche

Quando sei soddisfatto del risultato, clicca su “Applica” per salvare le modifiche. Puoi fare un confronto tra l’immagine originale e quella migliorata utilizzando la funzione di anteprima.

Suggerimenti pratici per risultati ottimali

  • Zoom al 100%: Effettua le regolazioni osservando l’immagine ingrandita al 100%. Questo ti permette di vedere chiaramente l’effetto delle modifiche.
  • Modifica graduale: Evita di applicare regolazioni troppo estreme. Un’immagine troppo “pulita” può sembrare artificiale.
  • Sperimenta con i valori: Ogni immagine è unica; prova diverse combinazioni di parametri per trovare quella ideale.

E se non hai Photoshop™? Le alternative

Non tutti hanno accesso a Photoshop, ma esistono diverse soluzioni alternative per ridurre il rumore nelle immagini:

  1. Darktable: Un software open source gratuito con strumenti avanzati per la riduzione del rumore.
  2. GIMP: Anch’esso gratuito, supporta plugin per migliorare la gestione del rumore.
  3. Luminar Neo™: Una piattaforma a pagamento più economica rispetto a Photoshop™, dotata di strumenti IA per la post-produzione.

Conclusione

L’intelligenza artificiale ha reso la riduzione del rumore più accessibile, efficace e intuitiva che mai. Grazie a strumenti avanzati come Adobe Sensei, i fotografi possono migliorare la qualità delle loro immagini senza sacrificare i dettagli essenziali.

N.B.: L’immagine di copertura appartiene alla mia galleria di Gelindo 100. Su questa foto è stato eseguito un intervento di miglioramento del rumore con l’intelligenza artificiale, mettendo a confronto la parte sinistra, non trattata, con la parte destra, trattata attraverso denoising e un’accentuazione della saturazione dei colori per evidenziare nettamente le differenze. Per facilitare la comprensione, un dettaglio di questa foto è stato inserito nella narrativa e può essere ingrandito cliccandoci sopra, consentendo di osservare meglio il confronto tra le condizioni di rumore e l’elaborazione.




Sfide Etiche nel Labirinto Digitale: Fotografia e Intelligenza Artificiale tra autenticità e manipolazione

A febbraio di quest’anno, ho superato con successo l’esame di “Etica Digitale” presso l’Università del Piemonte Orientale, ottenendo un punteggio di 28/30. Durante la preparazione del mio paper, intitolato “Sfide Etiche nel Labirinto Digitale: Riflessioni sulla Vita Tecnologica”, ho voluto esplorare in particolare il rapporto tra Fotografia ed Etica nell’Era Digitale.

La Fotografia, una delle mie passioni più grandi, si è trasformata profondamente con l’avvento delle nuove tecnologie e delle intelligenze artificiali. Questa evoluzione porta con sé nuove opportunità creative, ma anche dilemmi etici cruciali che meritano di essere esaminati con attenzione.

La manipolazione delle immagini: tra verità e distorsione della realtà

Nell’era della Fotografia digitale, il confine tra autenticità e manipolazione è diventato sempre più labile. La tecnologia ha reso la post-produzione delle immagini estremamente accessibile, ma ha anche aperto la porta a una serie di problematiche etiche.

La manipolazione digitale, se non gestita con trasparenza e consapevolezza, può influenzare la percezione pubblica, distorcendo la realtà rappresentata. Questo è particolarmente problematico nel fotogiornalismo, dove l’accuratezza e la veridicità sono fondamentali. Qui emerge con forza la responsabilità etica del fotografo: manipolare un’immagine non significa solo alterare pixel, ma potenzialmente anche influenzare le opinioni e le emozioni di chi osserva.

Privacy e consenso: il diritto di essere invisibili

Un altro aspetto cruciale nell’era digitale è la privacy. La diffusione di immagini non autorizzate, specialmente sui social media, può compromettere la reputazione e la vita privata delle persone.

Il fotografo ha il dovere etico di garantire il consenso informato dei soggetti ripresi, in particolare per le fotografie di individui in contesti pubblici o privati. È fondamentale rispettare i diritti delle persone ritratte, evitando di trasformare una semplice fotografia in una violazione della loro dignità.

Fotografia e Intelligenza Artificiale: opportunità e rischi

Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale ha rivoluzionato il mondo della Fotografia, dall’editing automatico al riconoscimento facciale. Queste tecnologie offrono vantaggi innegabili in termini di efficienza, ma pongono anche interrogativi etici importanti.

Il riconoscimento facciale può essere utile per la sicurezza o il ritrovamento di persone scomparse, ma solleva preoccupazioni per la sorveglianza di massa e la perdita del diritto alla privacy. Il fotografo, così come l’operatore tecnologico, deve essere consapevole di questi rischi e utilizzare tali strumenti con cautela e responsabilità.

Il problema dell’editing automatico: dove finisce l’autenticità?

La post-produzione è da sempre parte integrante della pratica fotografica, ma con l’avvento dell’intelligenza artificiale, la linea tra fotosviluppo e fotoritocco è diventata sempre più sottile. Gli algoritmi possono modificare drasticamente le immagini, rendendo difficile distinguere ciò che è reale da ciò che è creato digitalmente.

È necessario che il fotografo adotti un approccio etico e trasparente nella manipolazione delle immagini, informando gli utenti e garantendo il rispetto della veridicità della Fotografia.

Discriminazione algoritmica: quando la tecnologia riflette i nostri pregiudizi

Un ulteriore dilemma etico riguarda la discriminazione algoritmica. Poiché l’intelligenza artificiale impara dai dati disponibili, rischia di perpetuare pregiudizi culturali e sociali. In Fotografia, questo può tradursi in rappresentazioni distorte di alcune minoranze, creando un circolo vizioso di invisibilità o stereotipizzazione.

Gli sviluppatori e i fotografi devono collaborare per garantire che gli algoritmi siano addestrati in modo etico e inclusivo, rappresentando la complessità e la diversità del mondo in modo giusto.

La verifica dell’autenticità: un futuro da esplorare

Nel 2006, Nikon™ sviluppò un software per verificare l’autenticità delle immagini digitali. Sebbene questo rappresenti solo un piccolo passo verso una maggiore trasparenza, è evidente che la tecnologia può svolgere un ruolo chiave nel garantire un uso etico della Fotografia.

L’introduzione di sistemi per la verifica dell’autenticità potrebbe aiutare a distinguere tra Fotografia e artefatto digitale, proteggendo l’integrità del lavoro dei fotografi e offrendo ai consumatori una garanzia sulla veridicità delle immagini. La vera sfida etica sarà sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di comprendere ciò che è eticamente corretto e di dichiarare chiaramente quando una fotografia rappresenta la realtà o è un artefatto digitale. Come per gli alimenti viene indicata la tracciabilità, lo stesso dovrebbe avvenire per le componenti di un’immagine, segnalando se siano autentiche o frutto di manipolazione, manuale, semi-automatica o automatica. L’uomo rimane sempre al centro, e la macchina è solo un mezzo, dove l’Etica ha un ruolo fondamentale in ogni circostanza comunicativa, inclusa la Fotografia.

Conclusioni

La Fotografia digitale, con le sue potenzialità illimitate, ha portato alla luce sfide etiche che non possiamo ignorare. L’evoluzione delle tecnologie digitali, in particolare l’intelligenza artificiale, richiede un nuovo livello di responsabilità e consapevolezza. È compito di ogni fotografo, e di chi opera nel settore dell’immagine, affrontare queste sfide con impegno, garantendo un uso etico e rispettoso della Fotografia nel mondo digitale.

N.B. L’immagine di copertura è stata realizzata con riempimento generatico di Photoshop™: “Sfide Etiche nel Labirinto Digitale Fotografia e Intelligenza Artificiale tra autenticità e manipolazione RIEMPI L’IMMAGINE DI 0 E 1”.




Il valore del processo: perché post-produrre passo dopo passo fa la differenza

In un mondo sempre più dominato dalla velocità e dall’efficienza, i software di editing fotografico come Photoshop™, Lightroom™ e i loro concorrenti si evolvono costantemente per offrirci nuove funzioni e automatismi. Intelligenza artificiale, preimpostazioni e flussi di lavoro semplificati ci permettono di ottenere risultati quasi istantanei, ma a che prezzo?

L’elemento umano della post-produzione rischia di essere messo da parte. La possibilità di applicare filtri o correggere un’intera immagine in pochi clic porta con sé una forma di spersonalizzazione, dove il tocco personale e la riflessione creativa sembrano scomparire. Invece di riflettere attentamente su ogni modifica, ci affidiamo a strumenti che possono renderci meno consapevoli del nostro processo e delle decisioni che stiamo prendendo.

Il metodo stratificato: un approccio artigianale alla post-produzione

Post-produrre un’immagine dovrebbe essere, a mio parere, un processo ponderato e stratificato. Questo metodo richiede di ragionare su ogni singolo passaggio e strato di modifica, anziché cercare soluzioni veloci e globali. Si tratta di lavorare su un livello alla volta, esaminando come ogni piccolo aggiustamento influisca sull’immagine e interagisca con gli altri strati. Questo approccio non solo ti permette di ottenere un risultato più personalizzato, ma ti consente anche di mantenere un controllo completo su ciò che stai creando.

L’importanza dei piccoli passi

Quando affronti la post-produzione un passo alla volta, diventi più consapevole dei dettagli e del potenziale di ciascun intervento. Ad esempio, inizi correggendo l’esposizione, poi passi alla gestione delle ombre, quindi alle alte luci, ai colori e così via. Ogni intervento è mirato e ponderato. È come lavorare su una tela: aggiungi strati di pittura con precisione e cura, sapendo che ogni passaggio contribuirà alla visione finale.

Questo approccio richiede più tempo e dedizione, certo, ma i risultati sono spesso più raffinati e soddisfacenti. Non è solo una questione di efficienza, ma di qualità. Ogni immagine è unica, e un flusso di lavoro artigianale ti permette di creare qualcosa che davvero racconta la tua visione.

Una lezione universitaria che ha fatto la differenza

L’idea di lavorare passo dopo passo, strato per strato, non è nuova per me. Era un concetto che avevo già sviluppato da autodidatta, ma è stato consolidato durante le lezioni del mio professore di Programmazione 1 all’Università UPO di Alessandria. Ci ha insegnato che un programma complesso non si scrive tutto in una volta, ma si costruisce pezzo per pezzo, con pazienza e precisione, affrontando un problema alla volta. Ogni funzione, ogni variabile, ogni blocco di codice ha il suo ruolo ben definito all’interno di un sistema più grande. Ho pensato che, con rigore metodico, questo concetto potesse essere trasposto anche alla post-produzione fotografica: stratificazione dei livelli.

Questa metodologia, seppur proveniente dal mondo della programmazione, si applica perfettamente anche alla Fotografia e alla sua post-produzione. L’idea di scomporre un problema complesso in parti più piccole e di risolverlo passo dopo passo è esattamente ciò che facciamo quando lavoriamo su un’immagine in Photoshop™ o in qualsiasi altro software di editing. Ogni strato rappresenta una piccola porzione del lavoro finale, ed è il modo in cui interagiscono tra loro che dà vita al risultato desiderato.

Come dice il mio professore, chi utilizza un metodo complesso non cerca di semplificare la complessità, ma di integrare il senso pratico con la teoria rigorosa. La vera maestria risiede nel saper equilibrare l’intuizione con la struttura, inclusa la capacità di gestire funzionalità complesse senza perdere di vista l’obiettivo pratico. Questo vale anche per la Fotografia: non dobbiamo cercare scorciatoie, ma imparare a muoverci con consapevolezza tra le varie fasi del processo creativo, rispettando sia la complessità che la nostra visione artistica.

Risolvere i problemi con metodo

Affrontare la post-produzione per strati permette di risolvere i problemi in modo più efficace e mirato. Invece di applicare correzioni generali e complesse che potrebbero non adattarsi a ogni parte dell’immagine, ci si concentra su interventi specifici. Ogni livello rappresenta un’operazione mirata, su cui costruire il passo successivo. Se hai chiaro il messaggio che vuoi trasmettere e il risultato finale da raggiungere, sai esattamente quali azioni compiere, layer dopo layer, per arrivarci. Inoltre, se un ritocco non funziona come previsto, puoi tornare a quel singolo strato e modificarlo senza compromettere l’intero lavoro. Questo approccio offre maggiore flessibilità e controllo.

Perché la velocità non è tutto

Con l’avanzare della tecnologia, siamo sempre più abituati a voler fare tutto in fretta. Ma la Fotografia, e soprattutto la post-produzione, non dovrebbe essere solo questione di velocità. Un’immagine ben lavorata ha bisogno di tempo per essere compresa e valorizzata. Ogni passaggio di editing è un’opportunità per migliorare e aggiungere valore all’immagine, ed è qui che il metodo stratificato si dimostra vincente.

Conclusione

In un’epoca in cui tutto si muove rapidamente, tornare a un approccio artigianale nella post-produzione non è solo un modo per differenziarsi, ma anche per restituire valore al processo creativo. Prendendoti il tempo per ragionare su ogni passaggio e su ogni strato, non solo manterrai il controllo sulla tua visione, ma potrai anche ottenere risultati di gran lunga superiori rispetto a quelli offerti dalle soluzioni rapide e automatiche.

N.B. La post-produzione non è un passo da saltare, ma una fase cruciale in cui la fotografia o l’immagine prende vita: per farlo al meglio, bisogna rispettare ogni singolo strato.

Questo testo è dedicato ai miei attuali corsisti di fotosviluppo “Photo Magna” che con impegno e dedizione mi stanno seguendo in questa nuova formula di corsi sulla post-produzione.




Fotografare i LEGO™

Tecniche di illuminazione, composizione ed effetti creativi per risultati professionali

Fotografare i LEGO™ può sembrare un gioco da ragazzi, ma dietro a ogni scatto c’è un universo di dettagli e creatività da esplorare. Grazie alla loro versatilità, possono trasformarsi in veri e propri soggetti fotografici, capaci di raccontare storie e ricreare mondi straordinari. Tuttavia, catturare l’essenza di queste piccole costruzioni richiede precisione e una serie di tecniche che vanno dall’illuminazione corretta alla composizione accurata, fino a sperimentazioni avanzate come il light painting. In questo articolo, ti guiderò attraverso i metodi migliori per ottenere foto spettacolari dei tuoi LEGO™, dalle basi fino a effetti scenici mozzafiato.

1. Preparazione dell’ambiente di lavoro

Per ottenere foto nitide e ben illuminate dei tuoi LEGO™, è essenziale preparare uno spazio di lavoro adeguato. Un light box è l’ideale per eliminare ombre indesiderate e riflessi sui mattoncini, specialmente quelli lucidi o trasparenti. Se non hai un light box, puoi costruirne uno utilizzando materiali semplici come pannelli bianchi, oppure puoi optare per una configurazione con softbox e diffusori che mantenga la luce morbida e uniforme.

Un’altra tecnica efficace è lo schema luci a tre punti. Utilizza una luce principale (key light) per illuminare il soggetto frontalmente o lateralmente, una luce di riempimento (fill light) per ridurre le ombre, e una luce posteriore (back light) per creare un contorno luminoso attorno ai personaggi o veicoli LEGO™, dando profondità all’immagine.

2. Composizione e angoli di ripresa

La composizione è fondamentale per dare vita ai tuoi LEGO™. Inizia scegliendo l’angolazione giusta per la scena che vuoi rappresentare. Gli scatti dall’alto sono perfetti per mostrare la complessità di una costruzione, mentre i primi piani su personaggi o dettagli possono aggiungere un tocco di intimità e concentrare l’attenzione su particolari interessanti.

Un altro aspetto da considerare è la profondità di campo. Per mantenere tutto a fuoco, imposta il diaframma tra f/8 e f/16. Tuttavia, per isolare un personaggio o un dettaglio specifico dal resto della scena, potresti preferire una profondità di campo ridotta, utilizzando aperture più ampie come f/2.8 o f/5.6.

3. Impostazioni della Fotocamera: ISO, Diaframma e Tempo di Esposizione

Una corretta impostazione della fotocamera è cruciale per ottenere immagini nitide e ben esposte dei tuoi LEGO™. Comprendere come regolare ISO, diaframma e tempo di esposizione in base alla location e al soggetto ti permetterà di controllare meglio l’illuminazione e la qualità delle tue foto.

3.1 ISO (Sensibilità alla Luce)

L’ISO determina la sensibilità del sensore della fotocamera alla luce. Un valore ISO più basso riduce il rumore digitale, mentre un valore più alto aumenta la sensibilità, utile in condizioni di scarsa illuminazione.

  • Ambientazione con luce controllata (light box o studio):
    • ISO consigliato: 100-400
    • Motivazione: In un ambiente ben illuminato, mantenere l’ISO basso riduce il rumore e mantiene i dettagli nitidi.
  • Location con illuminazione variabile o naturale:
    • ISO consigliato: 400-800
    • Motivazione: Se la luce non è completamente controllata, un ISO leggermente più alto può aiutare a mantenere una corretta esposizione senza aumentare troppo il rumore.
  • Scatti con light painting o luci colorate:
    • ISO consigliato: 200-800
    • Motivazione: Un ISO più alto può compensare l’uso di tempi di esposizione lunghi necessari per il light painting, mantenendo una buona esposizione.

3.2 Diaframma (Apertura)

Il diaframma controlla la quantità di luce che entra nell’obiettivo e la profondità di campo dell’immagine.

  • Scatti dall’alto o scene complesse:
    • Apertura consigliata: f/8 – f/16
    • Motivazione: Un diaframma chiuso aumenta la profondità di campo, mantenendo tutti i dettagli della costruzione LEGO™ nitidi.
  • Primi piani o dettagli isolati:
    • Apertura consigliata: f/2.8 – f/5.6
    • Motivazione: Un diaframma aperto riduce la profondità di campo, permettendo di isolare il soggetto e creare un effetto bokeh che attira l’attenzione sui dettagli specifici.

3.3 Tempo di Esposizione (Shutter Speed)

Il tempo di esposizione determina quanto a lungo l’otturatore rimane aperto per catturare la luce.

  • Scatti statici in light box:
    • Tempo consigliato: 1/60 – 1/200 secondi
    • Motivazione: Tempo sufficientemente veloce per evitare mosso mantenendo una buona esposizione con luce costante.
  • Light painting o effetti creativi:
    • Tempo consigliato: 5 – 20 secondi
    • Motivazione: Tempi lunghi permettono di “dipingere” con la luce, creando scie luminose e effetti dinamici intorno ai LEGO.
  • Location con luce naturale variabile:
    • Tempo consigliato: Varia a seconda della luce disponibile; in condizioni di luce debole, tempi più lunghi possono essere necessari, possibilmente supportati da un treppiede.

3.4 Adattare le Impostazioni in Base alla Location

  • Studio/Box Luminosi:
    • ISO: 100-400
    • Diaframma: f/8 – f/16
    • Tempo di Esposizione: 1/60 – 1/200 secondi
    • Motivazione: Ambientazione controllata permette di mantenere ISO bassi e diaframmi chiusi per massima nitidezza.
  • Esterni con Luce Naturale:
    • ISO: 100-800, a seconda dell’intensità della luce
    • Diaframma: f/5.6 – f/11 per una buona profondità di campo
    • Tempo di Esposizione: 1/125 – 1/500 secondi per congelare eventuali movimenti e gestire la luce intensa
    • Consiglio: Utilizza un riflettore per controllare le ombre e bilanciare la luce naturale.
  • Scene Notturne o Ambientazioni a Bassa Luce:
    • ISO: 800-1600
    • Diaframma: f/2.8 – f/5.6 per massimizzare l’ingresso di luce
    • Tempo di Esposizione: 5-20 secondi, con treppiede per evitare mosso
    • Motivazione: Compensare la scarsa illuminazione richiede sensibilità più alta e tempi di esposizione più lunghi.
  • Effetti di Light Painting:
    • ISO: 200-800
    • Diaframma: f/4 – f/8 per un buon bilanciamento tra profondità di campo e ingresso di luce
    • Tempo di Esposizione: 5-20 secondi
    • Consiglio: Utilizza fonti luminose come torce o luci LED per creare effetti dinamici durante l’esposizione.

4. Illuminazione creativa: light painting

Per aggiungere un tocco di magia alle tue fotografie LEGO™, puoi sperimentare con il light painting. Questa tecnica permette di “dipingere” con la luce durante una lunga esposizione, creando effetti spettacolari come scie luminose, luci futuristiche o accenti sui pezzi trasparenti dei tuoi set.

Come farlo:

  1. Posiziona la tua fotocamera su un treppiede e imposta un tempo di esposizione lungo, da 5 a 20 secondi.
  2. Utilizza una piccola torcia per illuminare alcune aree dei LEGO™ o per creare scie luminose attorno ai personaggi mentre l’otturatore è aperto.
  3. Sperimenta con luci colorate o filtri per creare atmosfere suggestive, come una battaglia spaziale o un paesaggio alieno.

5. Ensemble e post-produzione per effetti scenici

Per rendere le tue fotografie di LEGO™ ancora più immersive, puoi combinare più scatti in post-produzione. Questa tecnica ti permette di creare composizioni più complesse e realistiche, fondendo diverse esposizioni o punti di messa a fuoco.

Tecniche avanzate:

  • Focus stacking: Scatta più foto della stessa scena con messa a fuoco su punti diversi (primo piano, metà e sfondo) e poi uniscile in post-produzione per ottenere un’immagine nitida in ogni dettaglio.
  • Ensemble di più scatti: Se hai costruito una scena complessa, puoi scattare più foto con diverse esposizioni e composizioni e poi unirle in post-produzione. Ad esempio, puoi scattare una foto con esposizione per il fondale e un’altra per i personaggi o i dettagli.
  • Aggiunta di effetti scenici: Inserisci effetti di fumo, scintille, luci supplementari o particelle per arricchire la scena. Questo è particolarmente efficace per set ispirati a battaglie o ambienti futuristici.

6. Consigli finali e attrezzatura

Se vuoi catturare i dettagli più piccoli dei tuoi LEGO™, ti consiglio di utilizzare una lente macro per ottenere immagini estremamente dettagliate. Assicurati di scattare in modalità manuale per avere il controllo totale su ISO, apertura e tempo di esposizione, mantenendo gli ISO bassi per evitare rumore nelle aree più scure.

Altri consigli utili:

  • Utilizza un treppiede: Per evitare mosso, soprattutto con tempi di esposizione lunghi.
  • Bilanciamento del bianco: Regola il bilanciamento del bianco in base alle fonti luminose per mantenere i colori naturali o per creare effetti creativi.
  • Remote shutter release: Utilizza un telecomando o l’autoscatto per evitare vibrazioni della fotocamera durante lo scatto.
  • Organizzazione dei set: Mantieni il tuo spazio di lavoro ordinato per facilitare le modifiche rapide e mantenere la coerenza tra gli scatti.
  • Backup delle foto: Salva regolarmente le tue fotografie per evitare perdite accidentali.

7. Conclusione

Fotografare i LEGO™ è un esercizio che combina tecnica e creatività. Dall’uso di una semplice light box alle tecniche avanzate di light painting e post-produzione, ogni aspetto contribuisce a creare immagini straordinarie che danno vita ai tuoi mattoncini. Comprendere e regolare correttamente ISO, diaframma e tempi di esposizione in base alla location e al soggetto ti permetterà di ottenere scatti perfettamente esposti e ricchi di dettagli. Sperimenta con la luce, l’angolazione e la composizione per raccontare storie sempre nuove e dare un tocco personale alle tue creazioni.

NB: L’immagine di copertura è stata realizzata utilizzando una tecnica di ripresa chiamata The Volume™. In questo caso, un’immagine di una strada reale è stata proiettata su uno schermo. Davanti, a una certa distanza, è stato posizionato un portachiavi raffigurante l’uomo pipistrello in versione LEGO™, ripreso con un obiettivo fisso che ha sfocato lo sfondo, mettendo in risalto il soggetto in primo piano. Successivamente, la foto è stata post-prodotta in Photoshop™ e sovrapposta con alcuni filtri freddi, che hanno reso omogenea la composizione finale.

The Volume™ è un teatro di posa, o studio di posa, utilizzato per girare video o fotografare location non reali. Inizialmente progettato dalla ILM – Industrial Light & Magic™, azienda diventata famosa per la produzione degli effetti speciali di Star Wars™, utilizza la tecnologia di uno Stagecraft™ , Video Wall o LED Wall, inventata dalla stessa casa di produzione di effetti speciali per abbattere i costi e realizzare prodotti di altissima qualità sia fotografici che cinematografici. La prima volta che questa tecnica è stata utilizzata è stata nella produzione della prima serie TV in streaming per Disney+™, The Mandalorian™.




Notti di meraviglia: immortalare l’aurora nelle nostre terre

Catturare l’aurora boreale è un sogno per molti, ma nelle nostre latitudini può sembrare un’impresa difficile. Tuttavia, con la giusta preparazione e un po’ di fortuna, è possibile assistere a questo spettacolo straordinario. Negli ultimi anni, le opportunità di osservare l’aurora alle nostre latitudini sono diventate più frequenti, anche se i colori e i movimenti che caratterizzano i cieli delle regioni polari potrebbero non essere sempre presenti. È fondamentale saper cogliere il momento giusto e trovarsi nel posto ideale per immortalare anche le più delicate sfumature di questo fenomeno affascinante.

Le prime prove e la preparazione

Ieri sera, su suggerimento di una mia amica, ho deciso di tentare di fotografare l’aurora boreale. Non avevo mai provato prima, quindi è stata un’avventura sperimentale. Ho iniziato intorno alle 22, facendo qualche scatto di prova dalla finestra di casa, ma ho capito che avevo bisogno di un cielo più scuro, meno contaminato dalle luci artificiali. Così mi sono recato in una zona periferica della mia città, lontana dalle luci principali, anche se c’erano ancora alcuni lampioni gialli lungo la strada.

Scegliere la location e le attrezzature giuste

Arrivato sul posto, ho cercato di ridurre al minimo l’interferenza della luce dei lampioni facendo ombra con il mio corpo. Ho provato diverse postazioni, cercando la giusta prospettiva, sperimentando varie angolazioni sia verso l’orizzonte che verso lo zenit (il punto più alto del cielo). È fondamentale puntare a nord, poiché l’aurora boreale tende a manifestarsi maggiormente in quella direzione.

Per quanto riguarda l’attrezzatura, ho iniziato con un obiettivo da 50 mm fisso, poi sono passato a un 18-50 mm, con messa a fuoco all’infinito, diaframma a f/2.8, ISO 1600 e un tempo di scatto di 5 secondi. Per catturare l’aurora, l’impostazione della fotocamera è cruciale, così come l’uso di un cavalletto per evitare vibrazioni durante l’esposizione lunga.

Il processo di scatto

Una volta trovata la mia configurazione ideale, ho iniziato a scattare. Il cielo sopra di me era di un nero profondo, con incredibili sfumature di magenta, porpora e indaco. Inizialmente non ero sicuro se fosse davvero l’aurora o un riflesso, così ho provato diverse angolazioni, alzandomi e abbassandomi per cercare di distinguere meglio il fenomeno. La verità è che catturare l’aurora richiede pazienza e precisione. Ogni piccolo dettaglio conta, e per ottenere lo scatto perfetto, ho ripetuto la stessa sequenza più volte con qualche aggiustamento.

Post-produzione e miglioramenti

Dopo aver completato gli scatti, ho esaminato rapidamente le immagini sulla fotocamera per verificare se avevo catturato bene il fenomeno. Pur avendo una buona base, ho voluto migliorareulteriormente le foto. Utilizzando Adobe Photoshop Express™ direttamente sul mio cellulare, ho affinato i dettagli e ottimizzato la luminosità e il contrasto per esaltare al meglio i colori dell’aurora. La post-produzione è un passaggio importante, specialmente per situazioni di luce complessa come questa.

Consigli pratici per fotografare l’aurora boreale

Se vi state chiedendo come realizzare scatti simili, ecco qualche dritta basata sulla mia esperienza:

  1. Location: Cercate un luogo buio, lontano dall’inquinamento luminoso della città. Puntate a nord, dato che l’aurora è visibile maggiormente in quella direzione.
  2. Attrezzatura: Portate con voi un cavalletto robusto. Un obiettivo con un’apertura ampia, come f/2.8 o inferiore, è ideale per catturare le luci deboli. Impostate la messa a fuoco all’infinito e utilizzate tempi di esposizione lunghi, tra i 5 e i 10 secondi.
  3. ISO e diaframma: ISO 1600 funziona bene in molte condizioni notturne, ma potete regolare in base alla luminosità dell’aurora. Mantenete il diaframma aperto (come f/2.8) per raccogliere quanta più luce possibile.
  4. App e pianificazione: Scaricate un’app che vi tenga aggiornati sui movimenti dell’aurora e verificate le condizioni meteo. Un cielo limpido è essenziale. Un po’ di pazienza e determinazione vi ripagheranno.
  5. Comfort: Se prevedete di restare all’aperto a lungo, vestitevi in modo appropriato. Portate con voi qualche snack o bevanda calda, soprattutto se le temperature sono rigide.

Conclusioni

Catturare l’aurora boreale è stato emozionante e impegnativo, ma ne è valsa la pena. Spero che i miei consigli vi siano utili e vi incoraggino a provare voi stessi. L’esperienza richiede preparazione, ma quando finalmente vedrete quelle luci raggiungere quelle tonalità durante la notte e saprete di averle immortalate con la vostra fotocamera, la soddisfazione sarà immensa.

Vi auguro buoni scatti e, soprattutto, di godervi lo spettacolo naturale più affascinante che il cielo possa offrirci.

N.B.: Le diverse colorazioni dell’aurora boreale
Le aurore boreali possono presentarsi in una varietà di colori, ciascuno dei quali ha origini e significati specifici. Ecco una breve spiegazione delle principali colorazioni che potreste osservare:

  • Verde: È il colore più comune e viene prodotto quando le particelle cariche colpiscono l’ossigeno a un’altitudine di circa 100-250 km. Questa luce verde è spesso brillante e luminosa, rappresentando la forma più frequentemente vista dell’aurora.
  • Rosso: Sebbene meno comune, il rosso si verifica quando le particelle energetiche interagiscono con l’ossigeno a altitudini superiori, generalmente sopra i 250 km. Questo colore può apparire come una sfumatura sottile o come bande più ampie nel cielo.
  • Magenta e Porpora: Questi colori, che possono variare da toni chiari a intensità più profonde, sono generati dalla luce emessa da azoto ionizzato a altitudini più elevate (sopra i 200 km). Le aurore di queste tonalità possono apparire come veli o bande sopra le luci verdi.
  • Blu: Il blu è il risultato dell’interazione delle particelle cariche con l’azoto a basse altitudini, generalmente sotto i 100 km. Anche se raramente visibile, quando presente, il blu si manifesta come una sfumatura che può mescolarsi con il verde.

Queste colorazioni dipendono dalla composizione atmosferica e dall’altitudine in cui avvengono le interazioni. Ogni aurora è unica e osservare le diverse sfumature è parte del fascino di questo fenomeno naturale.

Nella foto a fianco è stata volutamente sfocata per far vedere all’interno della città quale interazioni hanno le luci dei lampioni in alto a sinistra, il cielo notturno sulla destra, l’inquinamento luminoso derivante dalla città in basso e le luci dell’aurora boreale in centro.




Fotografia in Criminologia: come catturare e perfezionare le prove

La Fotografia in Criminologia non è solo uno strumento di documentazione, ma un pilastro nella raccolta di prove visive. Le immagini scattate sulla scena del crimine devono essere complete, accurate, dettagliate e rappresentative della realtà, una cristallizzazione realistica delle “cose pertinenti al reato”, in generale della scena del crimine, effettuata in un determinato luogo e tempo, per fornire uno strumento utile alle indagini della polizia giudiziaria ed eventualmente utilizzabili anche per le indagini difensive effettuate dalle parti in causa. Le fotografie saranno una prova obiettiva e inconfutabile del lavoro svolto, dello stato dei luoghi nei quali è avvenuto un fatto di rilevanza giudiziaria, che fa parte integrante del verbale di sopralluogo redatto dalla polizia. In questo articolo esploreremo le tecniche fondamentali per scattare fotografie forensi efficaci e come la post-produzione può aiutare a perfezionare i risultati senza comprometterne l’autenticità.

L’importanza della precisione in Criminologia

Documentazione oggettiva: niente modalità ritratto o effetti artistici, stiamo parlando di Fotografia nel senso più puro e primordiale, ossia riproduzione della realtà, obiettiva e onesta, per quanto lo strumento consente. Ogni dettaglio deve essere ripreso con precisione senza ovviamente manipolare la scena del crimine; gli oggetti vanno ripresi sul posto, non vanno spostati, né ripuliti prima dello scatto… vale sempre il principio che il fotografo giudiziario non deve fare foto belle, bensì utili! Va da sé che un coltello va prima fotografato dove si trova, per contestualizzarlo nella scena del crimine; dopo ci si può avvicinare e fare uno scatto più vicino e dettagliato con un riferimento metrico (un righellino in pratica). Prima della repertazione e maneggiandolo con estrema cura per non cancellare tracce utili sulla sua superficie, si fotografa anche il lato opposto. Quasi tutti gli oggetti hanno due lati: una pistola, un foglio di carta, un coltello, ecc. ed occorre documentare tutto: completezza e precisione.

Angoli di ripresa e prospettive: evitare distorsioni esagerate, per quanto possibile. Nessuna esasperazione, più adatta ad altri generi fotografici. È ovvio comunque che un lungo bancone di un bar, impossibile da riprendere frontalmente con un unico scatto, va ripreso dai due lati e ciò comporta un naturale effetto prospettico.

Illuminazione corretta: è necessario evitare ombre e contrasti intensi e riflessi eccessivi che nascondono i dettagli. Chi userà le fotografie per svolgere le indagini deve “leggere e capire bene” i dettagli; devono essere ben distinguibili.

Tecniche fotografiche forensi

Scelta dell’attrezzatura: non pensate che si usino fotocamere ultra professionali, più adatte alla Fotografia sportiva ad esempio. Certo occorre sempre orientarsi verso sensori di alta risoluzione e obiettivi di qualità, ma spesso è più utile la maneggevolezza dell’attrezzatura piuttosto che altre caratteristiche. Vi dico onestamente che talvolta si ottengono foto migliori con il cellulare, per la sua estrema maneggevolezza, piuttosto che usando un pesante e grosso corpo macchina.

Fotografie panoramiche e ravvicinate: mai visto usare un fisheye. Una stanza piccola e stretta, lo scompartimento di un treno necessitano di un obiettivo a corta focale, ma non scenderei sotto il 17 mm (in riferimento al formato 24×36) e il più delle volte un buon 24 mm risolve ogni situazione, con un unico scatto. Per quanto riguarda la Fotografia ravvicinata e macrofotografia, consiglio obiettivi ad ottica fissa tipo 60 mm sul formato 24×36 e 40 mm sul formato DX, ma ci sono anche ottimi 105 mm macro. Gli obiettivi “Macro” sono ottimizzati per la Fotografia ravvicinata, hanno la loro resa ottica migliore sui soggetti vicini e sugli ingrandimenti di particolari e ovviamente permettono di mettere a fuoco a brevi distanze, cosa che gli obiettivi standard non permettono.

Utilizzo di scale e misurazioni: per dare un riferimento visivo e dimensionale ai soggetti (ad esempio, posizionare un righello accanto a un’impronta, una traccia).

Fotografia in condizioni difficili: come scattare in ambienti con scarsa illuminazione o dove potrebbero esserci fluidi che riflettono la luce. Flash e luce diffusa per gli oggetti riflettenti.

Post-produzione: migliorare senza alterare

Correzione della luminosità e contrasto: piccole regolazioni per evidenziare dettagli senza modificare le caratteristiche originali. Vietato tagliare e cancellare dettagli o porzioni dell’immagine.

Bilanciamento del colore: correggere eventuali dominanti cromatiche dovute all’illuminazione della scena senza alterare i colori naturali. Lo scopo è avvicinarsi il più possibile a un aspetto realistico, ossia (banalmente) alla visione umana.

Riduzione del rumore: l’eliminazione del rumore digitale può migliorare la chiarezza delle immagini, soprattutto in condizioni di bassa luminosità.

Strumenti di elaborazione avanzata: come l’uso di software specifici (ad esempio, Photoshop o Lightroom) può aiutare a migliorare i dettagli senza introdurre elementi artificiali.

Etica e responsabilità nella Fotografia forense

Integrità delle prove: evitare di manipolare le immagini in modo che possano essere considerate alterate. Ripeto: fare foto utili, non è richiesto che siano anche gradevoli.

Linee guida legali: le immagini devono essere trattate seguendo protocolli rigorosi per assicurarsi che siano ammissibili come prove in tribunale. Mai cancellare foto in una sequenza; si tiene tutto, mai esporre il lavoro fotografico a dubbi e contestazioni; uno scatto non riuscito si rifà, non si cancella.

Documentazione accurata del processo: ogni modifica effettuata durante la post-produzione deve essere tracciata per garantire trasparenza e verificabilità.

Conclusione

La Fotografia forense richiede un approccio metodico e preciso, non solo nel momento dello scatto, ma anche durante la fase di post-produzione. L’equilibrio tra l’ottenere immagini chiare e dettagliate e mantenere l’integrità della scena è fondamentale per il successo e la credibilità delle indagini criminologiche. Il fotografo forense ha una responsabilità enorme: contribuire alla ricerca della verità attraverso l’immagine. Mettere in atto il metodo della fotografia giudiziaria significa seguire un certo ordine di lavoro: dal generale al particolare, dall’esterno all’interno, da destra verso sinistra (è uno standard – antiorario), dal basso verso l’alto previsto nel PT (Procedure Tecniche). Solo per persone e animali dalla testa ai piedi.

La rigorosa applicazione di queste procedure non solo assicura l’accuratezza delle immagini, ma anche il rispetto delle norme legali, rendendo il fotografo forense un attore chiave nel processo di indagine e giustizia.

N.B. L’articolo è stato redatto con l’ausilio del fotografo forense Claudio De Simoni, che ringrazio sempre per la sua Amicizia e Professionalità.




Photo Magna – l’altro fotosviluppo

Partito alle 21.00 del 24 settembre 2024, in una formula tutta nuova il corso di fotoritocco che prima del periodo Covid si chiamava “NSF – Non Solo Fotografia”, ho dato il via alla prima delle otto serate dedicate all’editing con Photoshop, con tante novità anche sull’IA.

Con il passaggio al digitale, ho abbracciato la post-produzione, lavorando con file JPEG e formati RAW, in particolare il formato NEF, essendo un nikonista convinto. Qui, la fotografia si trasforma nuovamente, permettendomi di esplorare un’altra dimensione della creatività. La fotografia finale non è solo una rappresentazione di ciò che è stato catturato, ma diventa un mezzo di comunicazione visivo che “parla” e racconta una storia.

Come uno scultore seleziona il marmo o un pittore sceglie i colori, anche voi dovrete imparare a scegliere il materiale di partenza per il vostro lavoro. Che si tratti di un’immagine scattata in RAW o JPEG, o di una fotografia scannerizzata, il punto di partenza determinerà le possibilità creative che avrete a disposizione. Imparerete a identificare il potenziale di ogni immagine e a sfruttarlo per esprimere al meglio la vostra visione artistica.

N.B. L’immagine copertina è stata relazzata con l’IA di Photoschop™, mentre la foto che mi raffigura è stata scattata durante la docenza della prima serata del corso 2024, dall’amico fotografo Vincenzo Lombardo.